BEATO MICHELE RUA

Prima di raggiungere la Basilica ci soffermiamo ancora all'esterno e "visitiamo" il Cortile di Valdocco dove ci accolgono altre figure importanti oltre a quella di Mamma Margherita che abbiamo incontrato la volta scorsa nella seconda puntata di questo itinerario.

Ed ecco come don Enrico continua il suo racconto:


Virus o non virus, estate o inverno, pioggia o sole, loro sono sempre lì. Ieri abbiamo incontrato la statua di Mamma Margherita. Oltre a lei ci sono altre figure importanti, presenti da molto tempo, nei cortili di Valdocco. Oggi vi presento un grande salesiano. Talmente umile e “nelle retrovie” che ancora adesso molti entrando in Basilica dal cortile, non si accorgono della sua presenza. Un figlio di Don Bosco con la F maiuscola, Beato, il primo successore di Don Bosco. Oggi voglio raccontarvi qualcosa di Don Rua.

Michelino, così si chiamava di nome Don Rua, è quel bambino che quando ha incontrato Don Bosco, mentre tutti avevano ricevuto in dono una medaglietta, lui era rimasto senza! Ma ha avuto molto di più. Don Bosco gli ha preso la mano e ha fatto come per dividerla in due.

Di fronte alla meraviglia di Michelino, così si è espresso Don Bosco: “noi due faremo tutto a metà”. E così è avvenuto.

Accolto all’Oratorio, fu tra i primi a cui Don Bosco fece la proposta di diventare salesiano, fu il primo ad essere ordinato sacerdote, il primo direttore e forse … il primo in tutto. Condivise con Don Bosco gioie e dolori, sogni e fallimenti.

A 26 anni, fu lui il primo direttore della prima opera salesiana fuori Torino: Mirabello Monferrato.
Ritornato a Torino, quando tutti i lavori del Santuario di Maria Ausiliatrice furono finiti, parve finito anche Don Rua. Una mattina di luglio, sul portone dell’Oratorio, cadde nelle braccia di un amico che gli stava a fianco: “peritonite fulminante; non c’è più niente da fare. Dategli l’Olio Santo”. Don Rua, febbre alta e molto sofferente, invocava Don Bosco; ma lui era in città. Quando arrivò e gli fu detto che Don Rua era alla fine, Don Bosco non si preoccupò e disse: “State tranquilli, Don Rua non parte senza il mio permesso”. Poi, con calma Don Bosco arrivò nella camera del figlio ammalato, si sedette accanto a Don Rua e gli disse:

“Sentimi bene. Io non voglio, lo capisci? Non voglio che tu muoia.

Devi guarire. Dovrai lavorare e lavorare molto al mio fianco, altro che morire. Sentimi bene: anche se ti buttassi dalla finestra così come sei, non moriresti”. E così avvenne. Don Rua guarì perfettamente.

E quando, guarito dalla grave malattia tornò ad affacciarsi timidamente sotto i porticati, fu circondato dalla gioia commossa di ondate di ragazzi. Nell’ora delle ricreazioni, come faceva stabilmente a Mirabello, tornò ad essere presente tra i ragazzi, il più gaio e il più vivace dei Salesiani. Tra il cumulo delle sue mansioni, in tutti quegli anni Don Rua fu sempre il Direttore dei numerosissimi giovani che affollavano Valdocco: studenti, artigiani, aspiranti salesiani, giovanissimi salesiani.


Dal 1875 al 1885 Don Bosco vive il suo decennio più intenso, ma brucia anche inesorabilmente la sua vita. Accanto a lui, sempre più suo braccio destro, lavorava con intensità e silenzio Don Rua, ricevendo sempre maggiori responsabilità.

Giorno dopo giorno diviene agli occhi di tutti ‘il secondo Don Bosco’.

È lui, nella notte tra il 30 e il 31 gennaio 1888, a prendere la mano di Don Bosco morente e a guidarla nell’ultima benedizione alla Famiglia Salesiana. La mano che Don Bosco porgeva a un ragazzetto dicendogli: “Prendi, Michelino, prendi”, ora stringe per l’ultima volta la mano di Michelino diventato il suo vicario; e gli consegna tutto, tutto ciò che egli ha realizzato sulla terra per il Regno di Dio. Alla morte di Don Bosco, nessuno ebbe dubbi: non poteva che essere lui il successore indiscusso. Nelle sue mani la Congregazione salesiana prese il volo. Ebbe un amore grande per tutti i Salesiani. Scrisse: «Tutti i giorni, tutti gli istanti del giorno io li consacro a voi. Io prego per voi, penso a voi, agisco per voi come una madre per il suo figlio. Una sola cosa chiedo a voi: fatevi tutti santi e grandi santi». La sua caratteristica rimase la povertà. Chiese tanto, ma per sé non chiese, non volle mai nulla. L'ultimo posto, l'ultima veste, l'ultimo pane gli bastarono sempre. Don Rua, già considerato la regola vivente, divenne paterno e amorevole come Don Bosco. Affrontava e superava numerose difficoltà nel governo della Congregazione. Consolidò le missioni e lo spirito salesiano. Morì il 6 Aprile 1910, a 73 anni. Con lui i Salesiani passarono da 773 a 4000; le Case da 57 a 345; le Ispettorie da 6 a 34, in 33 Paesi. Paolo VI lo beatificò nel 1972.

Grazie Michelino, perché ti sei “lasciato prendere la mano” da Don Bosco, perché hai saputo fare “della sorgente un fiume”. Vigila e custodisci ancora questi tuoi figli che passano in questo cortile e in tutti i cortili del mondo salesiano.


Guarda qui le foto della statua del Beato Don Michele Rua nel cortile di Valdocco    https://exallievefma-varese.it/gallery-in.php?id=26

 

A cura di Giulia

Foto dal web pagina fb Il cortile di Valdocco

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