In "viaggio" verso Valdocco

Riprendiamo le pubblicazioni sul nostro sito, ci eravamo lasciate con gli auguri di Pasqua dal titolo “il Risorto ci vuole vivi”. Sono passati quattro mesi in cui ognuna di noi ha superato le preoccupazioni fidandosi e affidandosi a Maria Ausiliatrice. Per me, ormai lo sapete, è sempre il momento del ringraziamento e della lode, anche durante le ombre della notte.  San Paolo ci ricorda una cosa importante nella lettera ai Romani 8,28  “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.” Che non è l’ “andrà tutto bene” scaramantico, bensì l’umile ricerca di una armonia interiore dove ogni situazione è collegata, del cuore a cuore con Dio, del fidarsi del Padre Nostro che è nei Cieli.

Dunque ripartiamo dalla Pasqua, pietra fondante della nostra fede, per iniziare un viaggio. Un viaggio  speciale, un viaggio a Valdocco, un pellegrinaggio alla Basilica di Maria Ausiliatrice, attraverso  queste pagine web. Ci siamo andate una, dieci, cento volte, ma ogni volta ci sorprendiamo per uno sguardo insolito, qualcosa che prima non avevamo osservato. In dono abbiamo sempre nuove intuizioni per la vita spirituale che sono il giusto carburante per tradurre in azioni concrete le nostre idee.

Ho pensato anche a quante persone non hanno mai avuto l’opportunità di vedere Valdocco e la Basilica, ecco, l’impegno di queste pubblicazioni è soprattutto per voi. E il mio grazie specialissimo va a Don Enrico Lupano.

E’ proprio lui a guidarci in questo viaggio: Don Enrico Lupano, responsabile delle visite alla basilica. Durante il periodo di chiusura per l’emergenza covid-19, dato che le persone non potevano andare a visitare la basilica, ha avuto la bellissima idea di portare la basilica alle persone, pubblicando sui social spiegazioni e foto, come fosse una visita virtuale, con in più una grande anima. Io ho semplicemente avuto da lui il permesso di poter ripubblicare sul nostro sito le varie “puntate” della visita.

Cominciamo dunque. Da questo post del giorno di Pasqua. Incominciamo a respirare l’atmosfera di Valdocco e a conoscere Don Enrico. Copio, non aggiungo né tolgo, né faccio correzioni.


12 aprile 1846 – 12 aprile 2020
Che cosa accomuna queste due date? La Pasqua! La vittoria della Vita sulla morte.

Il 12 aprile 1846 è il giorno in cui finalmente don Bosco arriva definitivamente a Valdocco. È il giorno di Pasqua. Come oggi, 12 aprile 2020.
Sì, perché prima o poi viene Pasqua per tutti. E così è successo anche a Don Bosco: finalmente una casa tutta sua e per i suoi ragazzi. Dopo un lungo peregrinare, è l’ora delle radici. Basta traslochi! Non è proprio una reggia, ma una piccola tettoia. Non conta cosa vedono gli occhi, conta ciò che percepisce il cuore. Gli occhi vedono una “tomba vuota”, il cuore capisce tutto: “E’ risorto”. È Pasqua di resurrezione!

Tutti vedono una tettoia cadente, Don Bosco vede case, laboratori, chiese, cortili. Tutti dicono: “è pazzo”. Oggi tutti ripetiamo: “E’ santo”.

È una casetta piccola, brutta, ma è l’inizio di una grande avventura. E’ un dono di Dio, quando ormai con ci sperava più. Un dono incompleto, perché il Signore vuole che ognuno di noi faccia la sua parte; vuole il nostro impegno, il nostro sudore. I ragazzi la sistemeranno, proprio come cercheranno, sotto la guida di don Bosco, di sistemare la loro vita.
Anche il luogo non è un granché, anzi è uno dei peggiori di Torino. Fuori città. Vicino c’è il “Rondò della forca”, luogo di morte, e “casa Bellezza”, luogo di peccato. Ma il Signore, attraverso le mani e il cuore di Don Bosco, saprà cambiare tutto questo in un “piccolo paradiso” per i suoi ragazzi.
Questa casa è il luogo degli affetti e delle relazioni. Un padre, Don Bosco, e una mamma, Margherita, che fanno famiglia. I figli sono tanti, crescono sempre di più!
Un edificio che un po’ alla volta diventa “casa che accoglie, cortile per incontrarsi da amici, scuola che avvia alla vita e parrocchia che evangelizza”.
La tettoia diventa cappella, il fienile dormitorio. La cucina, sulle gambe di mamma Margherita, luogo delle confidenze.
Casa Pinardi è il luogo dove il desiderio di don Bosco di darsi ai giovani diventa donazione totale: “Da mihi animas coetera tolle” È il luogo della Pasqua. Il Signore, tramite le preghiera e i sacrifici dei ragazzi di strada, salva la vita a D Bosco. Questo sarà anche il destino anche di molti ragazzi. Nella sua “guarigione miracolosa” sperimenta l’amore preveniente del Padre. Prima che il santo dei giovani salvi la vita ai suoi ragazzi, è il Signore che tramite i “suoi birichini” la salva la vita a lui!
Gli inizi non sono facili. I doni di Dio passano sempre dalla croce, dalla sofferenza. “L’oratorio è nato sotto le bastonate” dirà un giorno don Bosco. È il luogo dove qualcuno cercherà di uccidere don Bosco. Proprio come Gesù e i martiri lungo la storia. Del resto siamo a Valdocco, la “valle degli uccisi”. Ma la Madonna Consolata è lì, proprio per consolare, per asciugare ogni lacrima.

Da 37 anni, come salesiano, è la mia casa, la casa di tutti i salesiani del mondo. Da quasi 10 anni, da quando sono arrivato a Valdocco, è ancora di più la mia casa. È il luogo delle mie preghiere, dell’ascolto della voce del Signore, dei miei silenzi, delle mie lacrime. Ma anche il luogo del mio ministero particolare. Quante persone, quanti gruppi, quante famiglie ho accompagnato in questi anni in questa piccola cappellina. Bambini che ti ascoltano e ti guardano con gli occhi sgranati. Adulti a cui scende una lacrima. Volti che si interrogano …

Luogo che ha la capacità di far ripartire, di dare speranza, di far nascere sogni, o comunque di alimentarli.

Quanti salesiani, quante suore e membri della Famiglia salesiana, proprio qui hanno deciso di ripartire con maggiore entusiasmo, hanno trovato cura alle loro ferite. Quanti ragazzi e ragazze proprio in questi luoghi hanno deciso di donare la loro vita agli altri. Quanti insegnanti, educatori, animatori in questa cappella hanno deciso nel loro cuore di essere “salesiani” per sempre. Per tutti, comunque, un invito alla santità, ad una misura alta di vita.
Oggi ho deciso di “fare Pasqua” in questo luogo speciale, nel silenzio e nella preghiera. È la fortuna di vivere a Valdocco in tempo di pandemia. Non ci sono i ragazzi di don Bosco, anzi non c’è proprio nessuno. Sono solo. Nulla può distrarmi. Posso proprio essere come Mosè in cima al monte che intercede per il suo popolo in battaglia. O come don Bosco che, ogni giorno, portava qui le sue preoccupazioni, ma soprattutto quelle dei giovani e quelle del mondo.
“Don Bosco venga, un sito c’è”. Sì, “un sito c’è”, anche per me. Anche per te.
Grazie o Signore di essere salesiano!
Grazie o Signore di poter vivere a Valdocco.
Grazie o Signore di avere la fortuna di accompagnare migliaia di persone a conoscere i luoghi salesiani, ad entrare nel cuore di don Bosco
Grazie perché non ti stanchi di risorgere per noi!


Grazie o Signore di avermi dato compagne e compagni di viaggio che mi hanno fatto conoscere la bellezza del carisma salesiano. Grazie don Enrico.

a cura di Giulia

foto dal web - Don Enrico con il Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime nel Cortile di Valdocco

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